Dentro al Barone c’è Mirco, carattere difficile , ipocondriaco, nervoso e mai realmente felice, ma sincero e schietto, oggi si direbbe iperattivo, al tempo si diceva agitato.. Dentro questa sommaria descrizione mi riconosco perfettamente ed oggi dopo aver trascorso oltre mezzo secolo di vita posso anche confermarla, ognuno di noi secondo me è non solo figlio del suo tempo, ma anche un distillato dell’ambiente familiare dove cresce e dal tipo predisposizione mentale nell’assorbire questo concentrato, esempio mio fratello è praticamente esattamente opposto.
Nella mia vita familiare ho sempre vissuto nelle paure , delle malattie e delle persone sconosciute, perchè mia mamma costantemente le rinfrescava, per lei il pericolo era ovunque e sempre presente, ovviamente al primo posto metteva sempre l’onestà e non dire mai le bugie, mi ricordo che da piccolo mi svegliavo spesso la notte , sudato e di colpo, pensando di essere davvero malato, e questo pensiero ancora oggi mi viene a trovare spesso..
Poi c’era il mio babbo come figura di riferimento, totalmente opposto alla mamma, mai pensieri negativi e voglia di vivere senza troppi retro-pensieri, inoltre per le sue innate capacità e doti sia tecniche che morali, in casa nostra faceva tutto lui a 360 gradi, ogni lavoro riusciva a sistemarlo dalla meccanica all’idraulica alla muratura passando per i lavori in ferro a quelli in legno e soprattutto nel campo della elettrotecnica ed elettronica… un grande esempio di vita e mi ricordo che il suo motto era “se lo hanno fatto degli esseri umani lo posso fare anch’io”, ed io ho sempre cercato di imitarlo e affrontare i problemi tecnici e costruttivi allo stesso modo.
Da piccolo avevo la passione nello smontare tutto, la mia curiosità era sconfinata… volevo vedere cosa c’era dentro ogni cosa, mio padre all’epoca riparava molte radio e tv per il paese dopo lavoro anche per arrotondare, quindi io mi dilettavo con le carcasse dei vecchi tv a tubo e valvole, con un saldatore dissaldavo tutti i componenti e ne riempivo delle scatole.. l’elettrotecnica e l’elettronica dell’epoca era più semplice e con un maestro in casa mi resi conto che sarebbe stata parte della mia vita, mi diplomai in tecniche elettriche ed elettroniche e lavorai diversi anni come elettromeccanico, già prima di finire gli studi, presso la ditta Bertocchi & Carli e grazie a Franco Bertocchi uomo generoso capace e sempre disponibile a spiegare le cose affinai le mie capacità tecniche e di questo gli sarà sempre grato.
Negli stessi anni della mia infanzia spaziavo dalla elettrotecnica alla passione della meccanica che di fatto mi sono sempre portato dietro fino ad oggi…i primi mezzi cavia furono i motorini dei miei nonni.. mi ricordo che il primo che smontai era un moto guzzi trotter a 2 marce ed un solex (bici con motore sulla ruota davanti) poi passai al Ciao ed al Bravo… in verità non è che li aggiustavo bene ma ci provavo non sempre con successo ma con mio babbo si arrivava alla soluzione, poi arrivò il mio primo motorino che ci regalò la Zia Rosella , un vecchio Rizzato Califfo matic che smontammo tutto e rimettemmo in moto , andava come un treno… e quel motorino lo legai alla mia prima volta su strada , perchè se pur breve segnò la mia vita.. era infatti il primo maggio 1980 e mi fecero andare da casa nel borgo del paese, dove si svolgeva una festa, ovviamente non avevo ancora l’eta dei 14 anni per poterlo guidare, ma in quei tempi oserei dire che era normale… da quel giorno il califfone era sempre in moto e se pur nel paese ci ho scorazzato molto, prima di fonderlo… poi a 13 anni arrivò la prima vespa 50 special usata (che conservo ancora smontata) presa da un signore di Seravezza mi ricordo anche il cognome tale Polacci era l’estate 1982 in quell’anno ad ottobre avrei compiuto 14 anni, ma il regalo arrivo a giugno alla fine della scuola… era bianca un sogno… ma avrei dovuto usarla dopo il mio compleanno… ma il precedente di quel primo maggio… mi consenti di usarla per il paese e pensate che ci feci la mia prima stagione da cameriere a vittoria apuana al albergo Miramare.. roba da matti, ma andò tutto bene per fortuna.
Poi dalla mia vespa 50 inizia a vedere le altre che erano truccate e misi il con mio babbo il primo cilindro 75 preso da Sanna a Pietrasanta.. dopo il rodaggio ci feci molti chilometri ma andava troppo piano.. all’epoca però c’era il mitico Loris Tomagnini detto “bucciofico” il mago delle vespe che lavorava dal Cardini alla Piaggio di Querceta, aveva un paio di anni più di me…e la passione per le Vespe ci fece diventare subito amici.. lui abitava sulla piazza di strettoia sopra il macello di Vergì, ma aveva una piccola officina sotto casa dove truccava le vespe ed io ci passavo i pomeriggi per imparare, e purtroppo ci presi il vizio delle sigarette…all’epoca fumare era quasi normale, li diventai amico anche del povero Massimo Boldrini che morì giovanissimo da militare, di lui ne riparlerò… iniziai cosi a smontare e sperimentare dalla mia e da quella vespa ne seguirono tutte le altre del paese..a casa mia dopo scuola c’erano sempre vespe da riparare o truccare… io ci vivacchiavo mi facevo pagare o lasciare i pezzi vecchi perchè a differenza dei miei coetanei che dopo le medie erano andati a lavorare io studiavo e non avevo soldi… e non potevo nemmeno chiederli in casa… i miei clienti affezionati erano i miei amici in particolare il Fontana Alberto detto “Albi testa di cuoio” il povero Andrea Tonelli detto “portafoglio” ed il mio amico inseparabile anche lui tragicamente scomparso Massimo Moschetti detto “scafandro”..del quale parlerò a parte… e molti molti altri… poi diventai bravo e la rivalità con “bucciofico” era sempre amichevole ma ci portava nel paese tra noi ragazzi a fare le comparative tra quelle che faceva lui e quelle che facevo io, furono anni indimenticabili.
Poi passai alle moto , come dimenticare la prima “gilera rx Arizona 125” nuova presa dal Bianchi a Viareggio con i soldi in prestito della mia nonna..che gli resi con i vari lavoretti… circa 3,5 milioni di vecchie lire , alle corse in salita, dedicherò qualche racconto a parte… quel barone aveva preso il posto di Mirco e nell’immaginario dei miei compagni io ero quello duro e mattarello… in effetti era quello che facevo vedere, perchè di cose pazze ne facevo davvero molte specialmente con i motori… ma in realtà tendevo ad isolarmi e passavo le giornate e le domeniche dentro alla mia officinetta dietro casa.. non avevo mai nemmeno pensato ad avere una ragazza come i miei coetanei, l’unico amico che vedevo spesso perchè si abitava a 10 metri uno dall’altro era il Walter Marchetti detto “tosco”… che mi veniva a trovare e la nostra amicizia non era legata alla vespa perchè lui non l’aveva ma alla reciproca stima e lealtà che avevamo tra noi e dal fatto che si viveva in simbiosi con le nostre famiglie… in particolare con suo Zio Paolo detto “papèro” ferroviere con il pallino della meccanica… lui aveva una capanna piena di attrezzi ed un vecchio tornio con il quale ci spiegava e faceva tanti piccoli lavoretti… uno davvero in gamba dalle grandi capacità tecniche… io lo vedevo come un supereroe .. mi ricordo che rivolgendosi a suo nipote Walter..lo chiamava sempre “capo” …anche lui contribui alla mia formazione meccanica.
Arrivò il 1989 anno del militare e della mia prima ragazza Angela, che diventò mia moglie e mamma dei mie ragazzi Massimo e Leonardo e ancora oggi mi sopporta, prima de militare avevo studiato e lavorato già in molte attività .. e con diverse tipologie ero passato da elettromeccanico a marmista e da carrozziere oltre a vari lavoretti sporadici… partire militare diede un taglio netto alla mia prima fase della vita.. mi ritrovai fuori dal mio mondo di paese e di certezze, dopo il Car a La spezia in Marina mi mandarono al Mari-Tele Cagliari in Sardegna, con lo stupore dei miei genitori e mio, presi il mio zaino e me ne andai in Sardegna, fu un periodo brutto per un ragazzetto di paese con molte fobie, ritrovarsi in una piccola caserma punitiva dove c’erano per fortuna molti sardi ma anche molti Siciliani e napoletani con esperienze di vita a dir poco brutte.. venivano dai quartieri peggiori “la noce e brancaccio” solo per citarne alcuni, fu un bel cambiamento. Ci passai sei mesi ma dico la verità con i Sardi mi trovai bene e furono la mia salvezza mi proteggevano in caserma e uscivo solo con loro… poi l’elettronica mi salvò perchè il cattivo e psicopatico “capo Vigo Giampaolo” che gestiva la stazione radio della caserma mi prese sotto la sua protezione perchè gli riparai la radio a valvole (botta di culo) e per me fu un lascia passare..(ma farò una storia a parte) …. poi fui trasferito al mari-munizionamento di Aulla… per terminare il mio servizio di leva e anche in quella caserma grazie alle mie capacità tecniche mi trovai favorito in molte attività..
Dopo il congedo ritornai al lavoro all’epoca lavorava da mio suocero Bacci Silvano, poi nel 1993 mi sposai con sua figlia e nello stesso anno , dopo il concorso pubblico, venni assunto come elettricista, presso il comune di Seravezza dove ancora oggi lavoro come tecnico informatico, fu un altro step importante nella mia vita..quei primi sette anni di vita furono un concentrato di eventi che piano piano ad episodi racconterò… perchè ritengo che siano stati più duri ma i migliori a partire dalla nascita dei nostri ragazzi ma anche da tante vicende personali molto dure..
Poi nel maggio del 2000 mi venne l’idea di aprire una mia attività… da quel commodore 64 regalato con mille sacrifici dal mio babbo nel lontano 1980 , che spese tutta la sia tredicesima per comprarmelo, l’informatica se pur primordiale mi aveva lasciato il segno e da autodidatta mi ero formato sul mio primo vero pc preso a Viareggio ad un prezzo davvero altissimo per l’epoca… un pc DEX intel pentium 133 con 4 gb di ram e 1,6 gb di memoria con win95 (lo conservo ancora oggi) monitor 14″ a tubo lg goldstar e successivamente modem 33k upgradato a 56k us robotics che pagai 320 mila lire… arrivò la Mircosoft ditta informatica con la quale ho trascorso tra successi e avventure 20 anni della mia vita, con molti collaboratori il primo tra tutti Diego con il quale partimmo a bomba… poi arrivarono tutti gli altri..
Il primi incontri con le sofferenze arrivarono presto…essendo molto agitato..non trovavo mai pace…ero ancora alle scuole elementari e un giorno misi una corda dalla finestra del bagno ad un albero che era nel terreno confinante di Domenico Sacchelli , il mitico fotografo Domè..e la Mariella e con una carrucola mi lanciavo per quel pezzo di corda.. la cosa era andata bene tutta la mattina… poi nel pomeriggio il guaio… mio padre tornato da lavoro aveva appoggiato delle lamiere a quell’albero, ed io lanciandomi ci andai a finire contro aprendomi tutta una gamba in maniera molto profonda… mi ricordo che intervenne il Marchetti Luciano babbo di Walter (Tosco), lui lavorava al campana e mi mise un calzino alla gamba per fermare il sangue e poi di corsa a Seravezza…. me la cavai con 50 punti e una bella cicatrice.. in quell’occasione mio padre mi costruì una stampella e mi ricordo che non persi nemmeno un giorno di scuola mia mamma mi portava direttamente in aula..
In prima media… iniziavo a girare con un motorino di mia nonna per la vigna, mi ero inventato un piccolo circuito che percorrevo sempre piu veloce..poi lo scontro con un palo della vigna ed un ferro mi si conficcò in un braccio causandomi un discreto taglio molto profondo… ero solo a casa.. e sapendo che mi avrebbero sicuramente sgridato… mi venne l’idea di andarmi a nascondere sotto il letto con il braccio avvolto in uno straccio…quando all’ora di pranzo arrivarono tutti non mi trovarono e iniziarono a cercarmi da tutte le parti.. il motorino era ancora rovesciato nella piana con il palo divelto.. e loro mi chiamavano… poi mi feci coraggio e usci dal nascondiglio… non vi dico il seguito… ma potete immaginarlo
In terza media arrivò la prima malattia seria… “la meningite da streptococco”.. mi ricordo che ero a scuola nel laboratorio di creta con la professoressa Miozzo… ero stanco e avevo la febbre..ma arrivai a fine mattinata… il pomeriggio pensando ad una banale influenza mi misero a letto, nel tardo pomeriggio la febbre era arrivata a 41-42 , dicono che ero nel delirio e parlavo senza molta lucidità… decisero che era ora di andare in ospedale ma quando andarono per farmi alzare io ero completamente rigido come una tavola..e mio padre mi prese di peso e mi fece fare le scale, poi non ricordo se venne un ambulanza o mi portarono loro.. mi ritrovai al Campana di Seravezza..con la brutta prognosi e mi trasferirono a Viareggio nel vecchio ospedale dove mi segui il grande Professore e Primario dott. Pasquinucci, che mi rimise in piedi..ci rimasi un paio di settimane.. prima di tornare a casa e mi ricordo che alla televisione avevo visto per la prima volta canale5 che a Strettoia non arriva e quello fu al mio ritorno il primo lavoro di costruzione di antenne per poterlo vedere…. ma la cosa singolare della mia vicenda fu che a scuola non sapevano nulla ed essendo una malattia infettiva era un problema… infatti quando Tosco andò a scuola i professori gli chiesero come stavo.. e lui gli disse Mirco ha la meningite.. inizialmente credevano scherzasse..poi prese le dovute informazioni fecero sgombrare la scuola “stagio stagi” e misero tutti sotto antibiotico con tanto di articolo sulla stampa..
Poi seguirono anni tranquilli fino al 2011 mentre andando in barca con amici per una gita a Portovenere, preso dalla mia ansia che prendesse fuoco il motore , aprendo il grande portellone del motore ci scivolai dentro e per tenermi mi lussai la spalla destra..un dolore allucinante ed una vicenda per andare al porto e poi in ospedale che meriterebbe un capitolo a parte… in quella occasione ero con i miei amici “Giuliano detto Paranco” Maurizio “detto il Conte” che mi porto arriva con il suo gommone, Guglielmo “detto Bacciolo” e con Fabrizio “detto il Duccio” che mi accompagnò in ospedale con l’ambulanza.
Poi per concludere il 2019 mi diede il primo vero incontro con la vera sofferenza…la paura, la paralisi e la morte, un tragico incidente stradale ,mentre andavo in bici da corsa, mi portò ad un passo dalla morte era il 12 luglio 2019 ore 9,30 circa… uno schianto la paralisi degli arti inferiori a seguito di lesioni alla colonna vertebrale, il viaggio in elisoccorso a Cisanello.. 14 ore di operazione e un anno di riabilitazioni e speranze, sofferenze, notti insonni e tanta tanta sofferenza…un esperienza che vi posso garantire vi cambia radicalmente la visione della vita, se avrò la volontà nel ripercorrere questo triste ricordo , scriverò la storia e le persone che mi hanno miracolosamente consentito di poter tornare a camminare se pur male e con molti dolori e handicap funzionali.
In tutti questi anni di vita mi sono sempre affidato al Dott. Paolo Landi grande persona e medico del paese, ma in particolare al mio fratello acquisito il Dott. Marca Antonio Ghelardini, fratello di “Treno”, che mi ha sempre seguito in tutte le mie vicende, curato sia nel fisico ma soprattutto nella mente assecondando sempre i miei dubbi e facendomi ragionare sulla vita e sulla medicina, ma soprattutto delle risorse della mente umana nella soluzione a tante situazioni… lui viste le prime diagnosi e visionate le cartelle cliniche fu il primo a dire a mio Moglie “ce la farà..ritornerà a camminare”.
Oggi vivo alla giornata, non faccio più grandi progetti, psicologicamente certe situazioni ti stravolgono tutto, ti fanno capire che tutto è in equilibrio sopra la follia (Vasco docet) e che basta un soffio per cadere.